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"Qualche volta dobbiamo andare tutte
a provare il sushi."
"Perché, una pizza come questa non ti basta?"
"Sì, ma bisogna sempre provare."
"A proposito, ho appena finito di leggere un libro di una giapponese."
"Voi leggete sempre cose esotiche. Perché?"
"Non so, la novità, ti attira sempre."
"E allora? Come ti è sembrato?"
"Insomma."
"Ma non ci vorrai raccontare un libro che ti è piaciuto
insomma."
"Beh, perché no? Bisogna sempre parlare di capolavori? Ve ne posso parlare anche se
non è questo miracolo."
"Va bene, racconta."
"Si tratta di quattro donne - noi qui siamo tre - di carattere e storie diverse che
trascinano una vita disperata e disperante in un lavoro notturno dentro uno stabilimento
che produce quintali di cibi in scatola. Vivono con uomini incredibilmente egoisti, con
figli che le disprezzano, in tuguri di pochi metri quadrati, insomma una vita che è nera
anche di giorno. Sono soggette alle angherie del sorvegliante, della suocera inferma, del
maniaco che le aspetta di notte tra i rifiuti all'ingresso del lavoro
Ma non possono
fare a meno di lavorare perché la vita loro e dei loro familiari dipende da quel lavoro.
Non so se vi ricordate gli ambienti scuri e fumosi dei minatori inglesi del secolo scorso,
ecco più o meno
"
"Che allegria!"
"Infatti, i primi capitoli si leggono a fatica proprio per questa aria orribile che
si respira di pagina in pagina. Poi, finalmente succede qualcosa: una di loro - non vi
dico i nomi perché sono difficili da leggere e figuriamoci da ricordare
- dopo
essere stata duramente picchiata dal marito ubriaco e buono a nulla, e che aveva perso
alle carte tutti i loro miseri risparmi, presa da una rabbia improvvisa, gli passa la
cintura attorno al collo e stringe, stringe fino a quando
non sa nemmeno fino a
quando deve stringere per essere sicura che sia morto. I figlioletti dormono nell'altra
stanzetta e non si accorgono di nulla. E da qui comincia il romanzo vero e proprio."
"Accidenti. Chissà se posso fumare qui dentro."
"Ma lascia perdere queste sigarette
"
"Uffa. Allora, va' avanti."
"Liberarsi del marito senza un minimo di rimpianto (e che doveva rimpiangere?) era
stato facile, ma poi che fare? Dove metterlo? La donna cominciava ad essere, non pentita,
ma un po' confusa. Allora pensa di chiedere aiuto ad una delle quattro colleghe, quella
più seria e quadrata. Quella ci sta ad aiutarla, e comincia a pensare cosa farne del
morto. Durante il lavoro, vedendo la carne ridotta in piccoli pezzi che andava pressata
nelle scatolette, le viene in mente che il morto poteva essere sezionato in pezzi
piccolissimi e comodamente gettato in vari cassonetti della immondizia. E così le due
donne cominciano a fare. Sennonché, le cose si complicano, e una per volta, tutte e
quattro sono coinvolte nella dissezione del cadavere, ognuna per un motivo particolare,
soprattutto soldi. Poi le cose si complicano ancora e alla fine quella più seria e
quadrata riesce ad emergere dall'infinito squallore."
"Beh, detto così non è male."
"Infatti non ho detto che è malvagio. L'autrice, che ha circa 45 anni, è molto
conosciuta in Giappone, ha vinto premi letterari e con questo libro ha vinto il Premio
della Associazione giapponese degli Autori di romanzi polizieschi, così dice il
risvoltino. Io l'ho trovato scritto bene, ma direi un po' compiaciuto."
"In che senso?"
"Nel senso che si dilunga forse eccessivamente nelle descrizioni truculente della
dissezione del cadavere, nelle scene di violenza, di stupri. Ci sento come un gusto per
l'effettaccio sanguinolento che a volte dà fastidio e a volte fa perfino un po'
sorridere. C'è sangue a volontà. Però, ripeto, debbo dire che è scritto sapientemente,
e rende assai vivo il clima dei bassifondi di Tokio. E quindi vi dicevo
"
"E no, adesso ci hai messo in curiosità. Se mi capita, lo voglio leggere e quindi
tu, ora, finisci la pizza che ti è diventata fredda e non ci racconti altro, va
bene?"
"Giusto."
"Giusto."
Cassandrino (Febbraio 2004) Inserisci un commento |